Della medicina ... libri otto / volgarizzamento di G.A. del Chiappa.

  • Aulus Cornelius Celsus
Date:
1841
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Credit: Della medicina ... libri otto / volgarizzamento di G.A. del Chiappa. Source: Wellcome Collection.

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    1» n E F AZIONE est, non movere, quod junctum aliis maxime movet. Accedi! ad linee quod ne ipse quidem Erasistratus, qui transfusos in arterias sangui- ne febrem fieri dicit, idque nimis repleto cor- pore incidere, reperii, cur ex duobus aeque replelis, alter in morbum inciderei, alter ornili periculo vacaret ; quod quotidie fieri appa- re t. Ex cpio disci potest, ut vera sit illa trans- i'usio, lamen illam non per se, cura plenum corpus est fieri, sed cum borimi aliquid acccs- serit. Themisonis vero aemuli, si perpetua, quae promittunt, liabent, magis etiam, quam ulli, rationales sunt. Neque enim, si quis non omnia tenet., quae rationalis alias probat, pro- tinus alio novo nomine artis indiget ; si mo- do, quod primum est, non memoriae soli, sed rationi quoque insisti!. Sin, quod vero pro- pius est, vix ulla perpetua praecepla medici- nalis ars recipit, idem sunt, quod ii, quos ex- perimenta sola sustinent : eo magis, quoniam compresserit aliquem morbus, an fuderit, qui- libet etiam imperitissimus videt : quid autem compressum corpus resolvat, quid solutum te- neat, si a catione tracium est, rationalis est medicus; si ut ei, qui se rationalem negai, confiteri necesse est, ac experientia, empiricus. Ita apud eum morbi cognitio extra artem, me- dicina intra usum est. Neque adjectum quid- quam empiricorum professioni, sed demptum est; quoniam illi multa circumspiciunl, lii lantum faciliima, et non plus, quam vulgaria. altro, od allo stesso in altro tempo. Può avere un corpo sofferto certi cangiamenti o per de- bolezza, o per alcuna indisposizione che un altro, o quell1 istesso in altro tempo non ebbe, nè questi sì forti da eccitare una malattia, suf- ficienti però a rendere la persona più atta a risentire l1 azione delle cose nocive. Che se e- ifli fosse stato bastantemente versato nella scienza della natura, la cui contemplazione a sè appropriano giustamente i medici, non a - vrebbe ignorato nulla farsi per una sola cagio- ne, ma prendersi per cagione ciò che v’ ebbe precipua parte. Ed avviene che una cosa sola non muova, ma sì muovi allorché si congiu- gne ad altre. Oltre alle quali cose lo stesso E- rasistrato che sostenne provocarsi la febbre per la trasfusione del sangue nelle arterie, il che, secondo lui, interviene, allorché trovasi il corpo soverchiamente ripieno, non seppe spie- gare come di due corpi egualmente ripieni, F uno infermi, l1 altro vada scevro da ogni pe- ricolo ; la qual cosa si osserva giornalmente accadere. Dal che s’impara, posto che vera sia quella trasfusione, non succedere questa di per sè, quando il corpo sia pieno, ma quando vi cospira qualcuna delle altre cagioni. I seguaci poi di Temisone, se stanno saldi ne1 principi che professano, sono ancora più razionali degli altri. Se mai qualcuno non ab- braccia tutte queste massime che siegue altro medico razionale, non per questo si dovrà contrassegnarlo tosto con un nuovo vocabolo d’arte; quando ( cosa principalissima ), e’ non si affidi alla sola memoria, ma al raziocinio ancora. Che se poi ( cosa che più s’ appressa al vero ) la medicina non ammette assolutamen- te principi stabili e generali, essi sono pari a quelli cui la sola sperienza scorge, tanto più che qualsivoglia, ancorché al tutto imperito, può riconoscere se il male è di costrizione, o di rilasciatezza. Se poi ciò che capace è di ri- lasciare un corpo indurito, o di ristrignerlo se rilasciato, è ricavato dalla teorica, razionale è il medico : se dall’ esperienza, empirico ; sic- come di necessità riconoscere devesi chi niega d’essere razionale. Di tal modo il conoscimen- to della infermità è pel melodico cosa tutta