Volume 1

Trattato di fisiologia, considerata quale scienza di osservazione / con giunti dei Professor Baer, etc., voltata dal tedesco in francese da A.G.L. Jourdan.

  • Burdach, Karl Friedrich, 1776-1847
Date:
1841-1845
    parti si riproducono. E questa una vera rigenerazione indipendente dalla formazione che esisteva anteriormente. Vediamo pure certe malattie, per esempio, spasmi, febbri intermittenti e simili, svilupparsi, sparire e mo- strarsi di nuovo, allorquando si riuniscono le medesime circostanze. Siccome queste malattie e queste parti non sono paragonate ad altre, che prodotti perituri, mancanti di indipendenza e d’individualizzazione, così pure il pianeta potè produrre organismi non elevati fino alla indi- pendenza della specie, ma che perirono tali quali nacquero, senza aver fatto nulla per propagare la propria specie. Sono membri passeggieri dell’ organismo terrestre, i quali conservano soltanto per alcun tempo la loro particolare esistenza, e non possono propagarsi • però la specie si ridesta sempre, perchè la sua formazione non è minimamente determi- nata, ed esistono ovunque sul pianeta le condizioni di suo produ- cimento. 2.0 Gli organi centrali del corpo animale, il cuore, i polmoni e simili, sono l’opposto di siffatte formazioni periture, i quali riproduconsi elei continuo. Costituiscono il punto maggiormente elevato ed indivi- dualizzato, cui sia concesso raggiungere alla forza plastica organica * quindi non possono essi essere prodotti che una sola volta, e qualora furono distrutti non si riproducono più. L’organismo mantiene vivente la loro esistenza per via della nutrizione, vale dire mediante il rinnova- mento di sostanza che si accompagna sempre col mantenimento della forma, ma non per via di rigenerazione. Così pure, certe malattie, ver- bigrazia il vajuolo, si formarono mediante un concorso affatto partico- lare di determinate circostanze, e non si conservano che passando da uno ad altro individuo, o propagandosi* ma se fosse possibile che ad un tratto esse sparissero da tutta la superficie terrestre, sarebbero estinte per sempre. Però, dal non riprodursi più il cuore dal sangue nell’uomo una volta nato, e dal non generarsi più oggidì il vajuolo, niuna persona sensata concluderà che essi non poterono nascere in epoca anteriore. Medesimamente potè il pianeta, nel momento in cui esso era giunto al più alto periodo di sifa forza plastica, ed in condizioni che più non com- pariranno, produrre gli esseri organizzati più perfetti, che mantengonsi per propagazione, come il cuore mediante la nutrizione ed il vajuolo per contagio. Questi esseri organizzati perfetti non si producono dunque più di nuovo oggidì, e se tutti gl’ individui di una specie venissero distrutti, la specie intera sarebbe per sempre perduta pel pianeta, caso in cui si trovano effettivamente la maggior parte degli animali de’quali troviamo i rimasugli in istato fossile.
    3. Finalmente vi sono certe parti organiche, le quali tengono il mezzo tra le formazioni generali, inferiori, transitorie (i.°) e gli organi particolari, centrali, persistenti (2.0), di maniera che esse persistono bensì, in generale, come questi ultimi, ma quando furono distrutte, possono riprodursi come le prime. L’osso, ad esempio, è continuamente mantenuto mediante la nutrizione ^ ma quando fu colto di morte, un altro osso simile può prodursi in sua vece, se le circostanze sono favorevoli. Lo stesso accade riguardo ad alcune malattie} così il tifo contagioso si pro- paga per infezione : ma quando esso è da molto tempo estinto, può riprodursi di nuovo per un concorso di condizioni e di circostanze de- terminate. È adunque egualmente possibile che la generazione spontanea origini talvolta sul nostro pianeta esseri organizzati, i quali d’ordinario non devono la loro esistenza che alla propagazione. §. 228. i.° Ciò che agisce, propriamente parlando, nella eteroge- nia, non è già un essere organico determinato, giacché l’effetto si mani- festa prima che esistano esseri organizzati • la sorgente deve essere riposta più insù, in una forza creatrice organica anteriore a’suoi prodotti, gli esseri organizzati. 2.0 Tuttavia non può esservi differenza essenziale fra il principio della vita e la sua continuazione* la generazione non può adunque effet- tuarsi che per la vita. Però nella generazione spontanea formansi alcune sostanze eterogenee, un essere vivente, il quale non è una combinazione di queste sostanze e delle loro qualità, che dispiega qualità differenti, che possedè in se stesso una sorgente di attività, che cangia del continuo, persistendo pure a rimanere simile a se stesso, e che ha una durata di esistenza determinata dalla sua natura. Niun essere non può generare cosa veruna di eterogeneo • la pietra non produce pensieri, ned il pen- siero pietre. Ora, non nascendo niuna cosa dal suo contrario, ciò che possedè la vita non può neppur provenire da ciò che n’ è assolutamente sprovveduto. Vediamo che la vita appartiene, non a questa od a quella fra le parti organiche, ma al loro complesso, in quanto che esse formano un tutto colla loro riunione* dobbiamo adunque altresì presumere che le parti del pianeta non sembrano private di vita ned inorganiche, se non che allo stato di separazione e d’ isolamento, mentre, all’opposto, l’universo costituisce un tutto organico e vivènte. Medesimamente le parti di un individuo organico sono manifestazioni della forza inerente all’ in- sieme, per la quale la vita si fenomenalizza, così pure i corpi eterogenei devono essere semplicemente i sostegni o gli intermedii della forza pro- creatrice inerente all’universo, gli strumenti mediante i quali questa forza
    si svela. L’acqua, l’aria e la terra sono condizioni esterne della conser- vazione degli esseri organizzati, od i mezzi coi quali può manifestarsi la forza vivente^ ma siccome il principio della vita non può differire es- senzialmente dalla sua continuazione, bisogna che, nella generazione spontanea, questi elementi siano i soli mezzi posti in azione dalla forza vitale che tende a manifestarsi. 3. ° Ned è un agente solo che opera nella eterogenia : non è nè l’acqua, nè l’aria, nè la terra, sihbene il loro complesso ( §. io)} però questo complesso non è già una cosa concreta } ciò che esso contiene di comune non esiste dunque che in idea } in conseguenza l’essere gene- ratore deve costituire un essere ideale. 4. ° La generazione primordiale non richiede già una sostanza sola e determinata, ma soltanto una specializzazione delle forme. Infatti, l’a- cqua, la terra e l’aria non sono sostanze elementari, ma forme elemen- tari che indicano i modi possibili di manifestazione di ogni materia. Sic- come riesce indispensabile la presenza di tutti e tre acciocché avvenga la generazione primordiale, questa ne apparisce come il resultato od il pro- dotto della universalità della materia, essendo questi corpi stessi i rap- presentanti del complesso dei modi possibili di manifestazione sopra il nostro pianeta. Se non si trattasse che di sostanze, potremmo produrre esseri organizzati con un solo di questi tre membri, dappoiché essi sono composti delle stesse sostanze elementari. 5. ° Ciò che opera nella generazione primordiale non può essere una forza peribile : bisogna che sia una forza eterna, giacché essa agi fino dall’origine, e continua sempre ad agire. 6. ° Non può essere da ultimo una forza particolare, ma bisogna che sia una forza generale, dappoiché tutti gli esseri organici le devono la propria loro esistenza. §. 229. Riprendendo tutte queste considerazioni, ci troviamo con- dotti ad ammettere i seguenti principii che dovranno essere più estesa- mente esaminati nel corso delle nostre ricerche. i.° Un principio eterno ( §. 228, 5.°) ed ideale ( §. 228. 3.°), esi- stente nell’universo (§. 228, 4*°)? crea tutte le cose particolari (§. 228, 6 °) e le armonizza insieme, di maniera che la natura considerata nella sua totalità, è vivente, ma che ogni cosa particolare sembra senza vita, quan- do la si vede isolata dal tutto ( §. 228, 2.0 ). 2.0 Determinata dalla dominazione di questo principio ideale, la natura tende ad animare così le individualità, vale dire ad istabilire in esse un ordine di cose, simile a quello che domina nel tutto, a ripete rsi
    0 copiarsi se stessa in più minute proporzioni. E dunque la stessa forza che crea l’universo e produce gli esseri viventi} la forza generatrice è una forza creatrice ( §. 228, i.° ). 3.° I corpi che generano costituiscono soltanto il mezzo con cui la generazione si compie, gli organi della generazione, i sostegni della forza generatrice ( §. 228, 2.0 ). 4»° Perchè i corpi possano divenire organi della generazione fa d’uopo che agiscano insieme nelle differenti forme della esistenza mate- riale ; in conseguenza bisogna da un lato che essi formino un antago- . nismo posante sulla differenza, non della essenza, ma della forma di ma- nifestazione • e dall’altro che tutte le forme siano presenti, che siavi terra, acqua ed aria ( §. 228, 4*° )5 o, Per usare termini più generali, un corpo solido, un corpo liquido ed un corpo gazoso. §. 280. Riguardo alla omogenia, i.° Gli esseri viventi che provennero dalla generazione primordiale, si propagano • la specie che la generazione primordiale fece nascere o riprodusse di nuovo, qui si conserva. La propagazione è dunque una ripetizione della generazione primordiale, e come tale essa deve, poiché 1 suoi prodotti sono identici, dipendere dalla stessa causa, avere soltanto mezzi differenti ^ i sostegni della generazione erano colà l’aria, l’acqua e la terra -, qui sono organi viventi. 2.0 La propagazione non fa che estendersi più da lungi ciò che fu principiato dalla generazione primordiale, giacché l’attività vitale che la compie è la stessa di quella per cui quest’ultima fu posta in azione. Quando l’attività vitale dell’ individuo sviluppossi fino al suo maggior grado, essa comparisce come forza generatrice, e la plasticità che aveva formato gli organi dell’ individuo, compone allora un novello individuo. La forza generatrice non differisce dunque essenzialmente dalla forza plastica*, essa non n’è che il suo massimo grado, che certa direzione par- ticolare. Wolff la indicava come la forza essenziale che costruisce il corpo organizzato senza modello, conduce le parti nutrizie dell’uovo al frutto, senza abbisognare di un apparato meccanico speciale (1), dirige altresì la umidità del suolo nella pianta, ve la distribuisce, e la depone nei differenti organi (2). Però Wolff riguardava la funzione di condurre il nutrimento come punto essenziale , mentre la principal cosa è la (1) Theoria generatìonis, p. 73. (2) jIvi, p. 12.
    conversione o l’assimilazione di siffatto nutrimento. Il fondamento della formazione organica,in vero,non è una sostanza preesistente, ma una forza che crea la materia organica e le impone la forma, una forza plastica. Ora, siccome una forza, qualunque essa siasi, tende sempre a manifestarsi, a fenomenalizzarsi, si può altresì rappresentarsela quale tendenza, ed infatti Blumenbach (i) disse nisus formatìvus quella forza che opera la nutrizione delle parti solide sussistenti, la riproduzione delle parti per- dute e la generazione di nuovi individui. Allorquando la sostanza, dap- prima grossolana, giunse a maturità e pervenne al luogo di sua destina- zione, questo nisus entra in azione, produce originariamente la forma, la conserva per tutta la vita, e tende a ristabilirla quand’essa ricevette qual- che attacco. Nulladimeno il nisus formativus è una qualità occulta (2), di cui invano ricerchiamo la causa, e di cui ignoriamo la origine, giacché esso suppone sempre un essere organizzato che gli abbia servito di punto di partenza. Niuna cosa cieca ed inintelligente non può creare esseri diretti verso scopi determinati. Il poter di produrre un organismo appartiene soltanto ad una forza intelligente (3). Quindi Stahl erigeva l’anima in principio generale della vita, che costruisce, nutre e rigenera il corpo. Ma esso prendeva qui il vocabolo anima in una particolare accettazione, dappoiché non poteva rifiutare alle stesse piante la forza generatrice e plastica *, e quando valevasi di questo vocabolo lasciandogli il suo vol- gare significato, aveva contro di sé la esperienza, la quale ci insegna che essendo l’anima individuale soggetta alla condizione del tempo, non può formare un organismo durante lo stato d’ imperfezione col quale essa principia, e non acquista tal potere che dopo essere giunta all’ultimo termine del suo sviluppo. Riconosceva Stahl la potenza dell’ideale, ma errava cercando la causa della vita nella manifestazione finita di siffatto ideale. Non avvi che l’assoluto, l’ideale, il quale possa essere la causa primaria e quindi vera della vita e della generazione. Laonde, gli occa- sionalisti ammettevano che la divinità compartisce la forma organica alla materia nell’occasione di un accoppiamento. Ma in questo sistema si separa la causa dall’effetto, e si raffigura il mondo quale orologio esi- stente per sé stesso, su cui l’artefice non agì che per occasione^ torna (1) Ueber den Bildungstrieb, p. 3i. (2) Ivi, p. 33. (2) Haller, Eleni, physiolog., t. VIII, p. 112 e 118.