Un viaggio in România / Aldo Mieli.

  • Aldo Mieli
Date:
1936
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Credit: Un viaggio in România / Aldo Mieli. Source: Wellcome Collection.

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    sul luogo stesso dei campi di Buc^ani, l’ing. Sergescu mi fece accompagnare a Ploe^ti, donde tomai col treno a Bucure^ti. L’indomani mattina, 28 aprile, iniziai il viaggio di ritorno partendo per Turnul Severin. Ma qui trovai, se possibile, un’accoglienza ancora più festosa che altrove ed una cortesia tanto cordiale ed affettuosa, che sono commosso al solo pensarvi. Il prof. BaRcàciLà, del quale già ho fatto il nome, preside del liceo di Turnul Severin, e insegnante di latino, mi aspettava alla stazione. Mi volle ospite in casa sua, all’internato del liceo, e con le sue cure e sotto la sua guida mi fece passare due giornate di vero godimento. Nella prima, dopo il mio arrivo, cominciammo con la visita delle collezioni del museo dell’internato del liceo, fondato questo e quelle con competenza ed amore dallo stesso prof. BaRcàciLà. In una sala del museo, il centro è occupato dalla riproduzione del ponte di Apollodoros. Ma non occorreva andare lontano per trovare le tracce dell’ori¬ ginale. Uscendo dall’internato per la porta della facciata principale, una grande terrazza fiorita domina la Dunàrea (il Danubio) proprio nel punto dove sorgono sulle rive gli avanzi delle testate del ponte di Apollodoros, costruito nel 103-104, mentre le rovine delle numerose pile si trovano ancora sott’acqua. In questo paesaggio incantevole, abbiamo a sinistra gli avanzi del gran castro romano di Drubeta, a destra gli scavi delle antiche terme romane. Turnul Severin, la torre di Severo, è la città rumena che maggiormente ci rievoca l’antico impero romano, la conquista della Dacia e la conseguente roma¬ nizzazione del paese. La torre che porta il nome dell’imperatore Settimio Se¬ vero, Daciae resti tutor et tamquam alter eius conditor, non è invero romana. Essa è una costruzione medievale, probabilmente del XIII secolo. Ma, in com¬ penso, non mancano gli avanzi autentici dell’epoca romana oltre quelli del grande ponte di Apollodoros già ricordato. Dopo la prima guerra dacica (101-102) l’imperatore Traiano dette mano a due grandi lavori di creazione veramente ro¬ mana e d’importanza militare, e, nel tempo stesso, commerciale e politica per nuove provincie. Uno fu la strada che costeggiando la riva destra del Danubio, conduce a monte delle Porte di ferro, attraverso la stretta di Kazane. La famosa Tabula Traiana incisa sulla montagna ricorda ancora oggi l’impresa memorabile: IMPERATOR CAESAR DIVI NERVAE FILIUS NERVA TRAIANUS AUGUSTUS GERMANICUS PONTIFEX MAXIMUS TRIBUNITIAE POTESTATIS QUARTUM PATER PATRIAE OONSUL QUARTUM MONTIBUS EXCISIS AMNIBUS SUPERATIS VIAM PATEFECIT (la penultima riga è di lettura difficile ed incerta). L’altro è il famoso ponte costruito da Apollodoros di Damasco, d’una lunghezza totale di 1119 metri, di una larghezza di 14,70 e che riposava su 22 piloni di pietra dei quali rimangono gli avanzi. Su questi piloni dovevano ripo¬ sare gli archi, pur essi in muratura, ma sembra che il sopravvenire della seconda guerra dacica (105-106) consigliasse una costruzione più rapida in legname. Alle due estremità del ponte Traiano fece costruire due castra ; quello a nord, sull’attuale territorio rumeno, prendendo il nome da una località daca Drub, si chiamò Drobeta, e la città che gli sorse accanto fu sotto Adriano il « Munì-